Parte prima: Gino Piva e il mito del Risorgimento:
L’ambiente familiare
La penna e la spada
Dall’anarchismo al socialismo riformista
L’incontro con Nicola Badaloni, l’esilio e il carcere
1901-1902: L’affermazione del Socialismo nel Polesine “La Lotta” e l’inizio dell’avventura giornalistica di Piva
1902-1903: Alessandria, Cesena e Ravenna, “L’Idea Nuova”, “La parola dei socialisti” Oda Montanari, l’amore, lo scandalo, la fuga
1904-1906: Trieste e Pola, Da Remengo a Italiano errante
“Il Proletario”, “Terra d’Istria ”, “II Gazzettino”
1907-1911: Torino e “II Grido del Popolo” Piva contro i “pirati dell’automobilismo”
1911: Bologna
La breve illusione de “Il Giornale del mattino” e di “Controcorrente”
1911-1913: Padova e “L’Eco dei lavoratori”
1913-1914: Carpi e il settimanale “Luce”
La conversione interventista di Gino Piva
1912: Lo scontro con Giacomo Matteotti e il distacco dal Partito Socialista ufficiale
Manfredo Tanti, alter ego di un idealista incompreso.
Parte seconda: 1915-1918 La Grande Guerra. Corrispondenza di Gino Piva dal fronte per il Resto del Carlino: Dal confine orientale dell’Italia
1914: settembre-dicembre, la situazione del Triveneto nel vissuto popolare
1915: gennaio- maggio, i preparativi bellici e la conversione interventista del “Resto del Carlino ”
1915: maggio-dicembre, l’Italia in guerra; Gino Piva addetto al Comando Supremo come corrispondente del “Resto del Carlino “, quotidiano di Bologna
1915: agosto-settembre, il viaggio autorizzato dei giornalisti al fronte
1916: luglio-settembre, Gino Piva di nuovo sul fronte orientale
1916: settembre-dicembre, gli scontri sul Carso e il caso Douhet
1917: L’incontro con il sergente Mussolini
Caporetto e la sostituzione ai vertici militari, Cadorna-Diaz
1918: L’intervista ad Armando Diaz
Dal Piave a Vittorio Veneto e l ’intervento degli Stati Uniti
Dopo il 1919: rotture sentimentali e professionali
La ripresa letteraria e poetica
Appendice prima:
Corrispondenza politica: Carteggio Nicola Badaloni-Gino Piva, Carteggio Leonida Bissolati-Gino Piva, Carteggio Ivanoe Bonomi-Gino Piva
Appendice seconda:
Corrispondenza dal fronte per la Patria, Il Resto del Carlino, giornale di Bologna: articoli firmati da Gino Piva dal 9 agosto 1914 al 31 dicembre 1918
Opere di Gino Piva
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice dei luoghi
Indice generale
L’autore è stato in grado di restituirci nelle pagine di questo volume – con nitore espositivo e sicurezza nei collegamenti tra vicissitudini particolari e corso storico generale – l’inquieto percorso biografico di Gino Piva, un rodigino la cui esistenza fu contrassegnata dall’iniziale partecipazione alla vita politica nelle file del movimento socialista negli anni di fine Ottocento e dell’età giolittiana, dall’interventismo democratico allo scoppio della Grande Guerra, dall’impegno di corrispondente del “Resto del Carlino” durante quel conflitto e da una lunga e dignitosa attività di letterato…
Dopo l’inizio della guerra e nei mesi della neutralità italiana, Piva coerentemente alle sue idee si schierò fra gli interventisti democratici, nella difficile ricerca di una conciliazione fra patria e socialismo che lo portò alla fine del definitivo abbandono dell’internazionalismo proletario, in un crescendo di richiami all’irredentismo e ai valori nazionali del Risorgimento…
L’acuta analisi degli oltre trecentottanta articoli inviati da Piva al “Carlino” tra l’intervento in guerra dell’Italia e la vittoriosa conclusione del conflitto ci consente di cogliere dal vivo il lavoro svolto dal rodigino come corrispondente dal fronte e dalle retrovie…
Finita la guerra Piva si andò gradatamente estraniando dalla vita politica italiana, senza prendere parte attiva negli avvenimenti del “biennio rosso” e in quelli che portarono successivamente all’avvento al potere del fascismo e al consolidamento del regime di Mussolini. Il rodigino, che non prese mai la tessera del PNF, continuò tuttavia l’attività giornalistica (su un versante letterario e culturale), intervallata dalla pubblicazione di saggi storici, romanzi e poesie, con un ripiegamento nostalgico sul Polesine e le sue genti. Una vita quindi appartata, priva dell’entusiasmo e degli scatti che avevano caratterizzato la sua esistenza fino al 1918-19, e che si concluse nel 1946.
Franco Della Peruta