Presentazione
Leobaldo Traniello: Un posto per Mario Cavaglieri da Rovigo
Luciano Zerbinati: Premessa
Monica Chieregatti: Introduzione
Mario Cavaglieri e il suo tempo
Il lascito a Rovigo di tre quadri
Venti inediti
Conclusioni
Opere di Mario Cavaglieri
Appendice
Bibliografia
Cavaglieri operò all’inizio nell’àmbito di Ca’ Pesaro che, grazie alla lungimirante direzione di Nino Barbantini, si rivelò essere per più di dieci anni il centro artistico più vivo del Veneto e fra i più vivi d’Italia.
Certo, per temperamento Cavaglieri doveva preferire di evitare la mischia (a differenza, per esempio di Felice Casorati o di Arturo Martini), e quindi non compare come battagliero polemista nelle pur frequenti occasioni di quegli anni; non partecipò neppure alla mostra dei dissidenti del 1920, provocando la reazione di alcuni dei maggiori artisti del gruppo: lui che aveva mosso i primi passi nella pittura, a Padova, proprio assieme a Casorati.
Eppure la pittura di Cavaglieri di quegli anni mostra una personalità forte e spiccata, orientata a vivere intensamente le esperienze che le occasioni quotidiane potevano offrire: ma – si sa – ci sono personalità che vivono le situazioni interiormente con forte partecipazione di cui poco o nulla lasciano trapelare all’esterno.
Quando, arrivato vicino ai quarantanni, si è ritirato a Peyloubère (Francia), Cavaglieri ha compiuto la scelta che forse covava in lui da sempre.
Questa scelta, però, ha avuto un prezzo notevole: non basta che un artista produca opere di qualità, bisogna anche che egli sia “nel giro”: succedeva in passato (chi non conosce il caso di Lorenzo Lotto? e quanto la pure splendida pittura di Tiziano è stata aiutata dalla penna di Pietro Aretino?), a maggior ragione succede oggi.
Leobaldo Traniello