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Villa Loredan-Grimani Avezzù a Fratta Polesine

a cura di Ruggero Maschio

Categoria: ARCHITETTURA E TERRITORIO Tag: Ruggero Maschio
Anno: 168
Pagine: 196
ISBN:
  • Descrizione

Prefazione di Lionello Puppi

R. MASCHIO, Dimore degli dei. Il contesto, i committenti e i personaggi nelle vicende di Villa Loredan-Grimani, Molin, Avezzù
L. CONTEGIACOMO, Genesi di un sogno: le origini delle ville Loredan-Grimani e Badoer
R. RUGOLO, La fabbrica e il suo sito: per “pareggiar la Fratta a l ’alta Roma”
F. BOTTACIN, D ’amore, di sto-ria, d alchimia e di agricoltura: la decorazione
F. BOTTACIN e R. RUGOLO, Villa Loredan-Grimani, Avezzù. La fortuna critica
F. BOTTACIN e R. RUGOLO, Villa Loredan-Grimani, Avezzù. La fortuna letteraria
F. BOTTACIN e R. RUGOLO, Alberi genealogici
F. BOTTACIN e R. RUGOLO, Appendice documentaria

 

A Ruggero Maschio, il quale ha tirato le fila di un testo introduttivo di respiro largo e curato l’edizione del volume che ne è sortito: a Ruggero Rugolo, il quale s’è fatto carico dell’inchiesta sulla fabbrica, nella sua realtà spaziale e di sito; a Francesca Bottacin, che ne ha affrontato le problematiche iconologiche, iconografiche e figurative; a Luigi Contegiacomo cui è toccato il compito d’addentrarsi pei fondi, scarsamente praticati ma rivelatisi prodighi d’informazioni decisive, all’Archivio di Stato di Rovigo – resta la benemerenza impareggiabile d’averci donato un’autentica e completa monografia su villa Loredan-Grimani ch’è, al tempo stesso, uno spaccato illuminante di storia sociale, culturale e, in primis – ovviamente -, artistica, non tanto polesana quanto veneta, e una lezione di metodo…
Se a ciascuno dei grandi fuochi architettonici di “triangolazione normale del territorio” veneto fosse dedicato un impegno pari, per dedizione e intelligenza, a quello che s’è concentrato su villa Loredan-Grimani di Fratta Polesine ed ha prodotto, anche grazie alla lungimiranza dell’associazione Minelliana e all’illuminata disponibilità dei proprietari attuali, il libro che qui si congeda, potremmo disporre, e neppur su proiezioni bibliche di tempo, d’uno straordinario atlante storico della regione che fu veneto stato da terra. Chissà che allora codesto volume non possa costituire anche uno stimolo al Centro Internazionale di Studi di Architettura di Vicenza, a riattivare il corpus palladianum che, con grande acume, Rodolfo Pallucchini aveva voluto e Wolfgang Lotz ed André Chastel avevano sostenuto ma fu, poi, inesplicabilmente e colpevolmente interrotto; e all’Istituto Regionale per le Ville venete a dilatare verso traguardi di solida struttura scientifica, un’attività per adesso circoscritta alla pur opportuna e utile elencazione dei reperti e a compilazioni meramente divulgative.

Lionello Puppi

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