Il diario di Giovanni Francesco Campo pur nella sua brevità, costituisce un indispensabile riferimento per la conoscenza delle vicende di Rovigo e del Polesine nella seconda metà del ‘500.
È merito di Girolamo Silvestri, celebre erudito rodigino settecentesco, se la trascrizione del documento, forse in seguito andato perduto, è giunta fino a noi: egli, nella scarna introduzione al Diario, racconta di aver visto il manoscritto in casa del “nobil signor Andrea Rossi, pur cittadino di Rovigo”, che, evidentemente su sua richiesta, glielo aveva prestato per la trascrizione.
Il documento è confluito in seguito nel fondo Silvestriano dell’Accademia dei Concordi, insieme con tutta la “copiosa libreria… con tante spese e fatica formata” da Girolamo.
L’interesse che questo personaggio rivolge al Diario è naturalmente frutto dell’impegno e della passione verso qualsiasi aspetto della cultura che aveva caratterizzato tutta la sua vita e anche buona parte di quella degli altri componenti la sua famiglia… Difficile è supporre con quale criterio egli abbia scelto le parti a noi pervenute, e quali fossero le “molte cose frivole, minute, o di niun uso pe’ tempi nostri” che, come sostiene nella sua breve premessa, ha evitato di riportare. Nell’insieme tuttavia non sembra che queste omissioni abbiano tolto al Diario alcune caratteristiche per noi sicuramente preziose; quello che più colpisce è il continuo riferimento alle condizioni meteorologiche, …ai lavori di bonifica, che proprio in quegli anni erano in pieno svolgimento, e che per la prima volta, dopo i passati interventi estensi, sembravano avviati a risultati di un certo rilievo…
La narrazione diventa pacata “quando gli avvenimenti narrati riguardano la vita della città, quando l’attenzione di Giovanni Francesco si rivolge agli eventi e alle varie manifestazioni religiose, alla vita culturale; ne fa capire la vivacità narrando dei vari personaggi che si laureano, delle orazioni del celebre Antonio Riccoboni, delle vicende dell’Accademia degli Addormentati. Nel contempo, le notizie sulla costruzione dei vari palazzi padronali e degli interventi di restauro delle piazze cittadine completano il quadro di una Rovigo in continua crescita ed espansione, che sembra ormai aver quasi dimenticato il legame con gli Estensi, per acquisire, nonostante la presenza di Venezia, una propria e precisa identità”.
Stefania Malavasi